Rivoluzione italiana

La locuzione rivoluzione italiana è stata più volte impiegata da alcuni storici e scrittori del XIX e XX secolo per indicare diversi periodi di cambiamento degli assetti di potere nella penisola italiana, tra cui anche l'unità.

Il significato della locuzione non è univoco e a tutt'oggi non è pacificamente condiviso ne come attribuzione ad uno determinato evento temporale ne come accezione positiva o negativa dell'evento individuato.

Il dibattito sul significato

Diversi momenti storici sono stati chiamati "rivoluzione" in Italia, sia da storici, che da scrittori o giornalisti, o percepiti come tali:

  • Il "triennio giacobino" (1796-1799), con i precedenti tentativi filogiacobini dal 1792 al 1796, in cui avvenne la nascita delle repubbliche sorelle italiane sostenute dalla discesa in Italia di Napoleone Bonaparte, è stato indicato come la prima rivoluzione italiana, ad esempio da Vincenzo Cuoco, nel Saggio sulla rivoluzione napoletana del 1799.
  • Cristina Belgioioso indicherà come rivoluzione italiana i moti del 48 nel suo saggio "L'Italia e la rivoluzione italiana nel 1848"[1].
  • Taluni, soprattutto di area cattolica tradizionalista, indicano con questa espressione il periodo del Risorgimento (1815-1870). Sono fra questi Paolo Mencacci[2], Giuseppe Brienza[3], Massimo Viglione[4], Franco Della Peruta[5], Franco Mistrali[6]. Secondo il cattolico liberale Alessandro Manzoni la rivoluzione italiana doveva riferirsi al 1859[7]. Alla rivoluzione risorgimentale è dedicato anche un lungo saggio nel primo numero del periodico "La Civiltà Cattolica"[8], edito del 1850 che definiva questa rivoluzione come "anticristiana e anticattolica" basata sul tentativo di instaurare il razionalismo illuminista come forma di politica.
  • La locuzione è stata usata con varie accezioni anche con riferimento al periodo del regime fascista. Secondo esponenti ed autori di area fascista ed alcuni storici contemporanei la rivoluzione italiana coincide con la rivoluzione fascista, fatta iniziare talvolta con la fondazione dei fasci nel 1919 talaltra con l'interventismo del 1914-1915, e portata a compimento con la Marcia su Roma[9]. Per Curzio Malaparte invece l'inizio della rivoluzione fu la disfatta di Caporetto, interpretata come una protesta dei fanti, tesi che è alla base del suo romanzo Viva Caporetto!.[10] Benito Mussolini tuttavia negò il carattere rivoluzionario della presa di potere da parte del fascismo nel 1922 con la Marcia su Roma, che considerava piuttosto un'insurrezione.[11] Il riconoscimento di un carattere rivoluzionario alla presa di potere fascista è negato anche da diversi studiosi contemporanei ai fatti (tra costoro, Antonio Gramsci[12]) e da buona parte della storiografia attuale.
  • Altri autori di area marxista hanno invece definito rivoluzione italiana il tentativo filo-bolscevico noto come Biennio rosso del 1919-1920, e che venne interrotto dalla reazione fascista.[14]
  • La nascita della cosiddetta Seconda Repubblica in seguito ai risvolti politici e popolari dell'inchiesta giudiziaria Mani pulite[17], e alla risposta attiva dello Stato e della popolazione alle stragi mafiose (1992-94)[senza fonte]

Note

  1. ^ Cristina Belgioioso, L'Italia e la rivoluzione italiana nel 1848, Tip. della Svizzera italiana, 1849
  2. ^ Storia della Rivoluzione Italiana, su geocities.com (archiviato dall'url originale l'11 agosto 2006).
  3. ^ I gesuiti e la rivoluzione italiana nel 1848
  4. ^ Storia critica del Risorgimento
  5. ^ I democratici e la rivoluzione italiana. Dibattiti ideali e contrasti politici all'indomani del 1848
  6. ^ Da Novara a Roma: istoria della Rivoluzione Italiana, Bologna, 1964; pdf
  7. ^ Aveva infatti scritto un saggio dal titolo la rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, saggio comparativo, del quale sono pervenuti solo frammenti.
  8. ^ pdf, Napoli, 1850; "Razionalismo politico della rivoluzione italiana" (p.53)
  9. ^ Per l'interpretazione coeva, cfr Benito Mussolini, discorso del 30 ottobre 1923 a Perugia et al.; ; Berto Ricci (et al.), “Manifesto realista”, 1933; inoltre si rimanda alla definizione dell'Enciclopedia Italiana (Treccani) ed. 1933. Per un'interpretazione della storiografia contemporanea, cfr. Giuseppe Parlato, "La sinistra fascista. Storia di un progetto mancato", Bologna, Il Mulino Ricerca, 2000
  10. ^ Umberto Rossi, Il secolo di fuoco: Introduzione alla letteratura di guerra del Novecento, Bulzoni, Roma, 2008, pp. 150-72.
  11. ^ «Premesso che una rivoluzione si ha quando si cambia con la forza non il solo sistema di governo, ma la forma istituzionale dello Stato, bisogna riconoscere che da questo punto di vista il fascismo non fece nell'ottobre 1922 una rivoluzione.» Benito Mussolini, Il tempo del bastone e della carota 1944
  12. ^ «Assurdo parlare di rivoluzione. Le nuove energie che si raccolgono attorno al fascismo traggono però dalla loro origine una omogeneità e una comune mentalità di "capitalismo nascente". Ciò spiega come sia possibile la lotta contro gli uomini politici del passato e come esse possano giustificarla con una costruzione ideologica in contrasto con le teorie tradizionali dello Stato e dei suoi rapporti con i cittadini.» - Antonio Gramsci, "Tesi del III Congresso del Partito comunista d'Italia", 1926, .pdf Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive.
  13. ^ C. Berneri, Pietrogrado 1917 Barcellona 1937, Milano, 1964
  14. ^ Per l'interpretazione in chiave comunista della Rivoluzione italiana cfr. [1], e E. Sereni, La rivoluzione italiana, Editori Riuniti, 1978.
  15. ^ C. Pavone, Una guerra civile, pp. 169-412; G. Oliva, La resistenza, passim.
  16. ^ L'Italia del '68: il cambiamento e la rivoluzione incompleta
  17. ^ Tangentopoli: la finta rivoluzione compie vent'anni

Voci correlate

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