Teorema di Euclide-Eulero

In matematica, il teorema di Euclide–Eulero è un teorema che mette in relazione i numeri perfetti ai primi di Mersenne. Il teorema afferma che ogni numero perfetto pari è della forma 2 n 1 ( 2 n 1 ) {\displaystyle 2^{n-1}(2^{n}-1)} , dove 2 n 1 {\displaystyle 2^{n}-1} è un numero primo, detto anche primo di Mersenne.

Si congettura che esistano infiniti primi di Mersenne. Sebbene la validità della congettura rimanga ignota, è equivalente, per il teorema di Euclide-Eulero, ad affermare l'esistenza di infiniti numeri perfetti pari. Tuttavia non si è nemmeno a conoscenza se esista un numero perfetto dispari.[1]

Enunciato

Un numero perfetto è un numero naturale che è uguale alla somma dei suoi divisori propri, cioè escluso se stesso. Un primo di Mersenne è un numero primo della forma M p = 2 p 1 {\displaystyle M_{p}=2^{p}-1} , dove p {\displaystyle p} deve essere anch'esso primo.

Il teorema di Euclide-Eulero afferma che un numero pari è perfetto se e solo se è della forma 2 p 1 M p {\displaystyle 2^{p-1}M_{p}} , dove M p {\displaystyle M_{p}} è un primo di Mersenne.[1]

Storia

Euclide dimostrò che 2 p 1 ( 2 p 1 ) {\displaystyle 2^{p-1}(2^{p}-1)} è numero perfetto pari ogni volta che 2 p 1 {\displaystyle 2^{p}-1} è primo (Euclide, Prop. IX.36). Questo è il risultato finale della teoria dei numeri nei suoi Elementi, al contrario dei successivi libri in cui Euclide tratta i numeri irrazionali, la geometria solida e il rapporto aureo. Euclide espresse il suo risultato affermando che se una serie geometrica finita con valore iniziale 1 e ragione 2 ha come somma un numero primo P {\displaystyle P} , allora P {\displaystyle P} moltiplicato per l'ultimo termine T {\displaystyle T} della serie è un numero perfetto. In altre parole, la somma P {\displaystyle P} della serie finita è il numero primo di Mersenne 2 p 1 {\displaystyle 2^{p}-1} , mentre l'ultimo termine T {\displaystyle T} è la potenza 2 p 1 {\displaystyle 2^{p-1}} . Euclide dimostrò che P T {\displaystyle PT} è perfetto osservando che la serie geometrica con ragione 2 e inizio in P, con lo stesso numero di termini, è proporzionale alla prima somma; pertanto, dato che la serie originale ha somma P = 2 T 1 {\displaystyle P=2T-1} , la seconda serie vale P ( 2 T 1 ) = 2 P T P {\displaystyle P(2T-1)=2PT-P} e quindi la loro somma è uguale a 2 P T {\displaystyle 2PT} , il doppio dell'ipotetico numero perfetto. Tuttavia, le due serie sono disgiunte una dall'altra e, per la primalità di P {\displaystyle P} , esauriscono tutti i divisori di P T {\displaystyle PT} . Perciò i divisori di P T {\displaystyle PT} hanno somma uguale a 2 P T {\displaystyle 2PT} , che è la definizione di numero perfetto.[2]

Oltre un millennio dopo Euclide, Alhazen (c. 1000 DC) congetturò che ogni numero perfetto pari è della forma 2 p 1 ( 2 p 1 ) {\displaystyle 2^{p-1}(2^{p}-1)} con 2 p 1 {\displaystyle 2^{p}-1} primo, ma non fu mai in grado di dimostrarlo.[3]

Solo nel XVIII secolo, Eulero riuscì a dimostrare che la formula 2 p 1 ( 2 p 1 ) {\displaystyle 2^{p-1}(2^{p}-1)} produce tutti i numeri perfetti pari.[1][4] In altre parole, esiste una relazione biunivoca tra i numeri perfetti pari e i primi di Mersenne.

Dimostrazione

La dimostrazione di Eulero è corta[1] e dipende dal fatto che la funzione sigma è una funzione moltiplicativa, cioè se a {\displaystyle a} e b {\displaystyle b} sono due interi relativamente primi, allora σ ( a b ) = σ ( a ) σ ( b ) {\displaystyle \sigma (ab)=\sigma (a)\sigma (b)} . Per fare questo, la somma dei divisori di un numero deve includere anche il numero stesso, non solo i divisori propri. Un numero n {\displaystyle n} è perfetto se e solo se σ ( n ) = 2 n {\displaystyle \sigma (n)=2n} .

Una direzione del teorema (la parte già dimostrata da Euclide) segue immediatamente dalla proprietà moltiplicativa: ogni primo di Mersenne dà origine a un numero perfetto pari. Quando 2 p 1 {\displaystyle 2^{p}-1} è primo, σ ( 2 p 1 ( 2 p 1 ) ) = σ ( 2 p 1 ) σ ( 2 p 1 ) {\displaystyle \sigma (2^{p-1}(2^{p}-1))=\sigma (2^{p-1})\sigma (2^{p}-1)} . La somma dei divisori di 2 p 1 {\displaystyle 2^{p-1}} è uguale a 2 p 1 {\displaystyle 2^{p}-1} , mentre la primalità di 2 p 1 {\displaystyle 2^{p}-1} implica che σ ( 2 p 1 ) = 2 p {\displaystyle \sigma (2^{p}-1)=2^{p}} , dato che i suoi unici divisori sono 1 e se stesso. Sostituendo quanto trovato, si ricava che

σ ( 2 p 1 ) σ ( 2 p 1 ) = ( 2 p 1 ) 2 p = 2 ( 2 p 1 ( 2 p 1 ) ) . {\displaystyle \sigma (2^{p-1})\sigma (2^{p}-1)=(2^{p}-1)2^{p}=2(2^{p-1}(2^{p}-1)).}

Pertanto, 2 p 1 ( 2 p 1 ) {\displaystyle 2^{p-1}(2^{p}-1)} è un numero perfetto.[5][6][7]

Per l'altra implicazione del teorema, sia n {\displaystyle n} un numero perfetto pari, parzialmente fattorizzato come 2 k x {\displaystyle 2^{k}x} , con x {\displaystyle x} dispari. Se n {\displaystyle n} è perfetto, si deve avere che

2 k + 1 x = σ ( 2 k x ) = ( 2 k + 1 1 ) σ ( x ) . {\displaystyle 2^{k+1}x=\sigma (2^{k}x)=(2^{k+1}-1)\sigma (x).}

Il numero 2 k + 1 1 {\displaystyle 2^{k+1}-1} è almeno 3 e deve dividere o eguagliare x {\displaystyle x} , l'unico fattore dispari al membro sinistro, quindi y = x / ( 2 k + 1 1 ) {\displaystyle y=x/(2^{k+1}-1)} è un divisore proprio di x {\displaystyle x} . Dividendo entrambi i membri dell'equazione per il fattore comune 2 k + 1 1 {\displaystyle 2^{k+1}-1} si ottiene

2 k + 1 y = σ ( x ) = x + y + altri divisori = 2 k + 1 y + altri divisori . {\displaystyle 2^{k+1}y=\sigma (x)=x+y+{\text{altri divisori}}=2^{k+1}y+{\text{altri divisori}}.}

Per fare in modo che l'uguaglianza sia verificata, non ci devono essere altri divisori. Di conseguenza, y {\displaystyle y} deve essere 1, e x {\displaystyle x} deve essere un primo della forma 2 k + 1 1 {\displaystyle 2^{k+1}-1} .[5][6][7]

Note

  1. ^ a b c d John Stillwell, Mathematics and Its History, Undergraduate Texts in Mathematics, Springer, 2010, p. 40, ISBN 978-1-4419-6052-8..
  2. ^ Euclid, The Thirteen Books of The Elements, Translated with introduction and commentary by Sir Thomas L. Heath, Vol. 2 (Books III–IX), 2nd, Dover, 1956, pp. 421–426..
  3. ^ O'Connor, John J.; Robertson, Edmund F., "Abu Ali al-Hasan ibn al-Haytham", MacTutor History of Mathematics archive, Università di St. Andrews.
  4. ^ (LA) Leonhard Euler, De numeris amicibilibus [On amicable numbers], in Commentationes arithmeticae, vol. 2, 1849, pp. 627–636.. Vedere in particolare la sezione 8, p. 88.
  5. ^ a b Larry Gerstein, Introduction to Mathematical Structures and Proofs, Undergraduate Texts in Mathematics, Springer, 2012, Theorem 6.94, p. 339, ISBN 978-1-4614-4265-3..
  6. ^ a b Chris K. Caldwell, A proof that all even perfect numbers are a power of two times a Mersenne prime, su Prime Pages. URL consultato il 2 dicembre 2014..
  7. ^ a b Giancarlo Travaglini, Number Theory, Fourier Analysis and Geometric Discrepancy, London Mathematical Society Student Texts, vol. 81, Cambridge University Press, 2014, pp. 26–27, ISBN 978-1-107-04403-6..
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